CARLO LENTI: Orafo - Fotografo
MANI D’ORO
Le fotografie di Carlo Lenti
Nato a Bassignana nel 1938, impresario orafo, vive a Mugarone su una collina di fronte al grande fiume Po. Fotografo per quindici anni del Ferrari Club Italia, ha esposto in mostre fotografiche in tutta Italia, ha pubblicato diversi libri di fotografia, fra i quali una vita sul Po , scritto con Bruno Gambarotta e Arteinfoto percorsi fotografici di Carlo Lenti. Campione del mondo di aeromodellismo, vola su aerei da turismo del 1956.
Non è facile fotografare quello che conosciamo bene, quello che vediamo tutti i giorni.
La quotidianità non attrae, si nasconde all’occhio.
Carlo Lenti per cinquant’anni ha fatto l’orafo. Per cinquant’anni tutti i giorni (o quasi) è entrato nel suo laboratorio e ha messo mano alla creazione di un nuovo gioiello.
Perché a Valenza i gioielli si realizzano con le mani.
Per cinquant’anni Carlo ha coltivato la passione per la fotografia, vissuta con una notevole competenza tecnica e ha fotografato soprattutto le sue altre passioni: il mondo Ferrari e il mondo del fiume Po, facendo mostre e pubblicando libri.
A un certo punto però a Carlo è venuta la voglia di provare a fare quello che solo un fotografo con le mani sporche d’oro poteva fare: raccontare il mondo dell’orefice. L’ha fatto usando un bianco e nero classico aggiungendo, tanto per fare l’orafo, qualche lamina d’oro: mani, strumenti, pietre preziose, uomini e donne, guardate da vicino, con rispetto e con amore. Un mondo che da altre parti è già stato sostituito da macchine, ma non qui.
A Valenza abbiamo ancora mani d’oro.
(Riccardo Massola, Mani d’oro. Le fotografie di Carlo Lenti, da Valenza e l’arte del gioiello, 2015, Sardigliano, Nuvole)
L’osso di seppia è costituito da sostanza calcarea a struttura schiumosa leggera che riceve facilmente impronte mediante pressione e per questo era impiegato per gittare gioielli massicci. L’oggetto da riprodurre era compresso tra due ossi di seppia e successivamente era ricavato un condotto per l’accesso dell’oro fuso. Tolto il modello che lasciava la sua impronta i due ossi di seppia erano uniti con filo di ferro e lo stampo era così pronto a ricevere la colata d’oro
Le padelle (padèla ad ram) sono usate principalmente per spargervi polveri e ceneri di recupero e passarvi la calamita per togliere i pezzi di ferro inframezzati ai residui delle spazzature e del pulimento contenenti particelle di metallo prezioso. Potevano essere anche utilizzate per baslutà ovvero per lavare le polveri passate al mortaio con aggiunta di acqua che grazie alla forza centrifuga elimina le parti leggere e deposita sul fondo le particelle d’oro più pesanti
Le padelle (padèla ad ram) sono usate principalmente per spargervi polveri e ceneri di recupero e passarvi la calamita per togliere i pezzi di ferro inframezzati ai residui delle spazzature e del pulimento contenenti particelle di metallo prezioso. Potevano essere anche utilizzate per baslutà ovvero per lavare le polveri passate al mortaio con aggiunta di acqua che grazie alla forza centrifuga elimina le parti leggere e deposita sul fondo le particelle d’oro più pesanti
La calamita è usata per separare materiali ferrosi dalla segatura, dalle polveri e dalle ceneri nelle operazioni di recupero dell’oro
Il lume ad alcool è usato per rammollire sostanze come la ceralacca o la pece
I cannelli per fondita (salümo) sono grossi cannelli per fondere i metalli composti da tre tubi. Non si trovano riferimenti antichi per questi oggetti poiché si tratta di attrezzi relativamente recenti creati con la diffusione dell’uso dei gas per fondite (a Valenza dopo il 1895)
L’incudine bicorna di modeste dimensioni sistemata sul banco serve per la lavorazione di pezzi minuti e per la rifinitura
Il sostegno per collana presenta una sagomatura antropomorfa nella parte superiore e veniva utilizzata come modello di collo su cui appoggiare collane di varia foggia per dare la giusta inclinazione
Il marmo per borace e le stecche di borace (burasera e stecca d’buras) presentano una conca al centro in cui si strofina la stecca di borace che si scioglie in presenza di acqua. Questi strumenti vengono usati dagli orafi con funzione di fondente e disossidante
La pietra da olio (prej-a da oli) è inserita in un parallelepipedo in legno ed è utilizzata per affilare e levigare punte, aghi e bulini. La pietra utilizzata di nome arkansas era cosparsa di olio minerale o di glicerina
Bilancino per gemme da tavolo
Il globo e la lente servivano per concentrare la luce proveniente da una candela o da una lampadina sul pezzo da lavorare illuminandolo più intensamente
Le spine per bracciali (mandrì) sono utensili che fanno da sostegno ai bracciali durante la lavorazione al martello. I mortai (murtè) vengono utilizzati in oreficeria nelle operazioni di recupero dell’oro per sminuzzare oggetti d’oro, crogioli usati, avanzi di colate, ceneri di fucina e residui delle acque filtrate
Gli imbuti sono foderati con filtri (filter) in carta apposita e servono per separare l’acqua di lavaggio, che viene poi raccolta in bottiglia, dal sottile materiale prezioso che aderendo al filtro di carta per deposito è facilmente recuperabile con la bruciatura del filtro
Il trapano a mano è uno degli strumenti più antichi, utilizzato per forare, alesare, fresare. Lo zampino di lepre (piutì) è la zampa posteriore della lepre ed è usata dall’orafo come spazzola. Il pelo serrato e solido permette di raccogliere anche la limatura più sottile. L’archetto portaseghe viene impiegato nella lavorazione del traforo. I mortai (murtè) vengono utilizzati in oreficeria nelle operazioni di recupero dell’oro per sminuzzare oggetti d’oro, crogioli usati, avanzi di colate.
Gli stampi sono composti generalmente di due parti dette maschio e femmina che portano l’impronta rispettivamente in positivo e in negativo
Le parrucche (prucca) sono composte da sottili fili di ferro sui quali si appoggia l’oggetto da saldare. L’insieme dei fili consente al calore della fiamma di circolare e riscaldare meglio il metallo facilitando la riuscita della saldatura. Marmo per borace e stecche di borace (burasera e stecca d’buras) presentano una conca al centro in cui si strofina la stecca di borace che si scioglie in presenza di acqua. Questi strumenti vengono usati dagli orafi con funzione di fondente e disossidante
I tenaglioli (tnaì) hanno diverse forme adatte ai differenti usi a cui gli orafi li destinano
Il Gasogeno e il cannello vengono impiegati nei procedimenti di fusione. L’apparecchio serve per preparare il gas attraverso una reazione chimica. I gasogeni sono dotati di valvola di sicurezza, di manometri con l’indicazione della pressione e del beccuccio da collegarsi a una tubatura che porta il gas direttamente al banco dell’orafo o sotto i camini di fusione. Il gas più diffuso in oreficeria è l’acetilene
Le staffe (stafa a lastra, a fil) sono utilizzate per ottenere lastre e fili. Al loro interno viene colato il metallo fuso
I fornelli a collo d’oca con staffa sono attrezzi per fondere l’oro nel crogiolo con la fiamma a gas, spinto insieme all’aria nel collo d’oca. Inclinando l’attrezzo, l’oro fuso scorre dal crogiolo quadrato nella staffa formando la lastra
Preparazione del cilindro per la fusione a cera persa
Prima attrezzatura giunta a Valenza per fondere, 1950 Vendorafa
Attrezzi per la lapidatura dell’oro (lapidé). La lapidatura è una operazione di alta precisione per la rifinitura che riduce la scabrosità delle superfici metalliche a valori minimi dando come risultato un effetto specchiato al metallo
Il martello (al martè) e il ceppo con piombo sono utilizzati per la battitura con la quale si ottiene la modificazione dei metalli malleabili
Il martello e il ferro da sbalzo sono utilizzati per sbalzare e cesellare la lastra metallica
Il laminatoio è utilizzato per assottigliare il lingotto o la lastra d’oro e ottenere così una lamina sottile con spessori fino al decimillesimo di millimetro
Finitura di un bracciale con lima
Anelli e seghetto
Preparazione per la fusione del metallo
Preparazione per la fusione del metallo
Il metallo viene versato all’interno del crogiolo
Lavaggio delle mani con acqua e soda e risciacquo sopra l’imbuto per il filtraggio e il recupero del metallo
Il metallo ricavato dalla limatura viene recuperato
Laboratorio orafo degli anni ’50
Bilanciere per tranciare singoli pezzi uguali per la composizione dei gioielli
Pulitura con spazzole circolari servono per passare le varie paste al fine di pulire e lucidare gli oggetti terminati
Pulitura con matassine di fili sciolti trattenuti da un grosso nodo da cui esce un’asola necessaria per appendere il fiocco. I singoli capi, infilati nei lavori a traforo, riuscivano a pulire zone nascoste e irraggiungibile dalle spazzole
Le spine (mandrì d’fer) sono sbarre coniche che fanno da sostegno agli anelli durante la lavorazione, soprattutto con il martello
La castoniera (castunèra) è un parallelepipedo con fori conici a forte strombo bombato usati per arrotondare i castoni. La numerazione è incisa e corrisponde ai millimetri del diametro